“È la storia di una goccia.
Una goccia d’acqua potabile.
È una storia corta…”
Ancora acqua, da conoscere, indagare e rappresentare. E, inoltre, un’esperienza: l’esperienza del quotidiano e dell’estremamente piccolo e impalpabile, da provare letteralmente sulla propria pelle.
Porto un catino d’acqua in classe e mi siedo a terra coi bambini, cercando di sistemarli in semicerchio di fronte. Chiedo a ognuno di porgermi una manina. Immergendo un dito nel catino, faccio cadere una goccia d’acqua sul dorso di ogni mano tesa davanti a me.
Appena ho concluso di “distribuire” le gocce, ritrovandomi sempre stupita dello stupore dei bambini in questo inizio così banalmente fatto di qualcosa che loro già conoscono alla perfezione, prendo il libro che di lì a breve leggerò. Si tratta di un albo di grande formato, un formato sontuoso di 29,5 cm per 37 cm, quindi immediatamente attraente per i bambini. Il titolo è Storia corta di una goccia , di Beatrice Alemagna, uscito in Italia nel 2010 per i tipi di Donzelli, nella collana Fiabe e storie.
Questo albo mi ha colpito fin da subito per l’attenzione con cui racconta un aspetto minimo della vita di tutti i giorni, ingrandendolo come se il libro fosse una lente: il viaggio di una goccia dal momento in cui cade dal rubinetto fino al momento in cui si troverà espulsa dal cunicolo di tubature, arrivando sull’asfalto.
Si descrive tutto ciò che sta nei primi movimenti della goccia protagonista, quasi una nascita, fino allo staccarsi dal rubinetto, per concludersi in un viaggio breve ma avventuroso e magico, fatto del timore iniziale di qualcuno, sopra le gocce del lavandino, che si sta spazzolando i denti, producendo una schiuma biancastra che non augura nulla di buono, fatto delle danze con le compagne gocce, dell’attraversamento di paesaggi tropicali, dell’incontro di creature mostruose fino a vedere una luce finale. Allora la goccia si ritroverà all’aperto, vicino a una cacca di piccione, una cicca e a un sassolino. E scomparirà.

“Oggi è un giorno come un altro. Una goccia esce dal rubinetto. Per prima cosa si allunga, poi si gonfia come un palloncino”.

“La goccia ha paura. Resta nel suo angolo, circondata da centinaia di sorelle gemelle, anche loro mute, terrorizzate, immobili”.
Quanto dura quindi la presenza di una goccia? La risposta è presto detta, perché l’esperienza a questo punto è fatta: la storia è letta, e già si dice che è corta, ma a questo punto basterà chiedere ai bambini di osservare il dorso della propria mano per scoprire che la goccia non c’è più. È volata via? È caduta? È scappata? No, anche i più piccoli potranno dire, o capire perfettamente, che si è asciugata, esattamente come la goccia di Beatrice Alemagna nel suo meraviglioso libro-lente d’ingrandimento.
Finita la lettura, una volta che la goccia è asciutta e ci si è accertati che tutti i bambini si siano accorti (sicuramente i più grandi avranno qualcosa da dire, da aggiungere all’esperienza), porgo a ognuno una goccia di carta bianca e un po’ di colori.
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